In ottobre il Monte Amiata e i suoi borghi sono animati da feste e sagre che celebrano l’incedere dell’autunno e i tipici prodotti, primo tra tutti sua maestà il porcino ♦
È proprio vero che ottobre invita a immergersi nei luoghi, nei colori e nei profumi della stagione autunnale, ritrovando per un giorno l’iconografia indimenticata e il verseggiare illustrativo di certi libri di lettura infantili. “È tornato l’autunno nel bosco, / con l’ultima festa / di foglie infiammate / di giallo e di rosso, / con l’ultimo pallido sole, / che languido muore. / Son già bianche, dei monti / nel cielo le cime; / nell’aria è l’acuto / profumo dei funghi, / di dolci castagne, / di mosto fragrante nei tini.” Così il maestro elementare e poeta lucano Emilio Gallicchio nel secolo scorso. Le stesse fragranze è possibile riassaporare frequentando in ottobre il Monte Amiata e i suoi borghi variamente animati da feste e sagre che celebrano l’incedere della stagione autunnale con i tipici prodotti: l’uva e la castagna; il fungo e il marrone; la zucca, spurio omaggio alla festa di Halloween; e per finire il re dei funghi, sua maestà il porcino.
Va detto però che per i nativi del posto, cresciuti tra i boschi di faggi e castagni della zona, il fungo porcino non si compra al mercatino ma si va a raccogliere alzandosi presto, col patentino d’ordinanza e con l’apposito paniere. Andar per funghi in questa stagione è una pratica irrinunciabile per l’indigeno, il quale di quando in quando riesce ad aggregare anche qualche amico metropolitano, ignaro di scienza micologica ma che, amando la natura e socializzando volentieri con persone appassionate di montagna, si fa giocoforza fagocitare dalla singolare caccia al tesoro.
Dovrà scoprire presto, il cittadino, che la posta in gioco non è gastronomica, se è vero che diversi cercatori neanche mangiano i porcini. No, in palio c’è dell’altro. Come in un cinico videogioco o in un astuto thriller, la preda sfugge e il predatore insegue. La vittima braccata si nasconde tra la folla, avendo il fungo porcino colori identici a quelli del ricco fogliame di sottobosco. Per stanarla, il killer può ricorrere a diverse mosse, dallo scostare col bastone il mucchietto di foglie apparentemente insignificante sotto cui il porcino sta annidato, a più raffinate strategie logistiche per individuare una fungaia naturale e tenerne all’oscuro la concorrenza.
Per chi non ha competenze o strategie da mettere in campo, come il cittadino a passeggio, la sfida rischia di farsi presto noiosa. Innanzitutto costringe a puntare gli occhi fissi in basso perdendosi qualche bello scorcio del fiabesco scenario boschivo e a camminare fuori sentiero inseguendo piste immaginarie. Poi è una ricerca piena di delusioni. I porcini non si trovano, e quando si trovano non sono porcini. I funghi più belli non sono buoni da mangiare. Capita di inseguire ombre, deragliamenti allucinatori, vedendo una carnosa cappella dove c’è solo un raggio di luce che filtra accendendo un mucchietto di foglie e rametti marrò. Poi si fanno strada pensieri insopportabili. Tipo: lo so che c’è un fungo porcino proprio qui, anche se non lo vedo. Ma anche: rosico perché sono l’unico che non ne ha trovato uno.
E poi il fungo porcino si fa beffe di chi lo cerca, specie del dilettante. Così, quando la tensione scema sopraffatta dalla noia, d’improvviso si lascia avvistare, come a suggerire: dai, non mollare, sono una preda facile. Talvolta ama flirtare con il cercatore esperto, con grande scorno degli altri. La domanda che aleggia sugli astanti dopo ore di ricerca per lo più vana è: siamo noi a caccia dei porcini o è il fungo che organizza la battuta per proprio diletto?
Intanto, guardando l’orologio s’è fatta, come si dice a Roma, ’na cert’ora. Il bottino consiste in un paio di porcini mangiucchiati dalle lumache nel cesto, mentre la camminata si avvia a conclusione. Ma il risultato vero, ora che è finita, è il benessere fisico: l’esercizio aerobico indotto dalla sfida, che spinge a scavalcare tronchi e inerpicarsi fuori sentiero in uno scenario che riempie gli occhi. A questo punto resta solo da far sosta alla Festa d’autunno tradizionalmente allestita in ottobre nel borgo di Abbadia San Salvatore. Qui il cittadino si potrà rinfrancare nel tendone allestito in piazza pasteggiando a base di funghi porcini. E così la sconfitta subita sul terreno sarà risarcita finalmente a tavola.